Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi

 

26.03.97

 

 

Eletti, amici fedeli, siete saliti con me sulla Croce e condividete le mie pene. Il mio corpo soffre, il mio Cuore è lacerato; il mio dolore è ignorato dal mondo: ognuno continua la sua, folle, corsa verso il male, ognuno percorre la strada dell’errore e non si accorge della mia, immensa, pena! Anche voi siete martirizzati con me: chi segue me, deve percorrere la mia stessa via, dolorosa. Soffriamo insieme, piccoli miei. Soffriamo per chi non capisce e non vuole capire. Vi dico, però, che chi non coglie questo momento rischia di restare fuori nel buio tra lo stridore di denti.

 

 

Sposa amata, ora sei salita sulla Croce con me, secondo il tuo desiderio: il mio dolore è condiviso. Le mie piaghe ti portano tante sofferenze; sopportale non solo con pazienza, piccola mia, ma con amore. Chi ha scelto me patirà con me, ma, poi, risorgerà con me. Sono salito su di una croce, dolorosissima, perché l’uomo potesse un giorno volare con ali di aquila. Non mi sono risparmiato: ho offerto il mio sangue, fino all’ultima goccia. Desidero la salvezza di ogni peccatore, desidero che viva e goda nel mio regno felice; ma non impongo la mia volontà, non costringo a divenire santo colui che non desidera farlo. Piccola, guardami e medita: i peccati degli uomini mi hanno ridotto in queste condizioni, gli abomini passati e quelli presenti. Gli uomini, come vedi, non vogliono cambiare e il mio grande sacrificio è vano, assolutamente vano per molti che perseverano nella grave colpa e non vogliono pagare neppure i pochi spiccioli, necessari per entrare nel mio regno. Di sacrifici non ne vogliono sentire parlare, di rinunce neppure: vogliono il mondo, cercano gli allettamenti del mondo, cercano la gioia lì, dove non c’è e lasciano fuggire tutte le occasioni propizie!

Vedi, sposa: anche questo tempo, forte, sta passando, rapidamente. Concedo grazie, infinite, a chi me le chiede con cuore sincero. Al peccatore perdono la colpa; per grave che sia, non nego il mio perdono, quando scruto nel profondo e trovo sincero pentimento: conosco la debolezza umana, nulla ignoro. Questo sarebbe il tempo propizio per mettere a posto i conti con me, Dio, questo è non altro, oggi e non domani, ora e non dopo. Questo concetto l’ho ripetuto innumerevoli volte, ma, a quanto pare, ben pochi lo hanno afferrato: vedo la mia Chiesa molto travagliata, vedo che i cuori si raffreddano sempre più, vedo i miei ministri divenire sempre più fiacchi, anche se il mio Vicario li guida e li istruisce, zelantemente. Vedo una stanchezza generale ed una spossatezza di morte. Il mio nemico ride e procede con superbia e tracotanza: vede le mie creature, pronte ad asservirsi a lui, che non si ribellano ai suoi duri comandi, non si sottraggono alla sua, feroce, schiavitù; ma a me si ribellano, a me, Dio, si ribellano che tanto li amo e voglio condurli alla gioia, senza fine. Non vogliono sottomettersi a me e mi ripetono la solita frase: “Sono libero. Voglio fare ciò che mi piace della mia vita.” Così dicono e così operano: sono degli eterni ribelli che non si lasciano guidare.

C’è una forza oscura che li domina ed essi non vi si oppongono: vogliono procedere da soli, vogliono camminare, senza di me! Non attingono alla mia sorgente d’acqua della vita; si affollano davanti alle fonti inquinate e piene di veleno, fanno a gara per dissetarsi a quelle.

Sposa cara, osserva anche tu, osserva e condividi il mio, immenso, dolore: le mie Chiese sono vuote; molti dei pochi, che vedi sempre presenti, non hanno amore nel cuore, ma entrano per abitudine, solo meccanicamente, col gelo nel cuore ed il veleno sulle labbra (i mormoratori). Quanti sono coloro che mi lodano con sincerità e quanti coloro che amano me ed il prossimo, per amore mio? Se togli gli indegni, le Chiese sono veramente dei deserti con delle piccolissime oasi, molto rigogliose e fiorenti, ma di dimensioni assai ridotte.

Ora, osserva i luoghi di svago, guarda gli stadi, i teatri, le sale di divertimento: le vedi gremite; ecco gli stolti spensierati dove stanno, sprecano lì questo tempo, ultimo, assai prezioso, unico ed irripetibile!

La Mamma Santissima posa ogni giorno il suo piede sulla terra; soavemente, parla per indurre i figli alla ragione, mette in guardia sui grandissimi pericoli di questa leggerezza, continua: non è ascoltata. La sua presenza è divenuta quasi una consuetudine, alla quale nessuno bada. Le sue parole sono ascoltate e subito dimenticate da chi le vuole sentire; c’è poi una enorme massa che non vi porge alcun interesse e dubita, sorride, dubbiosamente! Amata sposa, come già ti ho detto, non forzo alcuno a credere: la fede è un dono da conquistarsi, a fatica e non viene dato a chi non lo cerca, non lo vuole, non lo merita!

Vedete, miei piccoli: vengo ogni giorno fra voi tramite la mia, piccola, diletta. Ho deposto la mia corona di Re e vengo come Dio Amore e tenerezza, vi porgo il mio messaggio e vi offro le mie delizie, ancora, ogni giorno; ma il tempo si sta consumando, fin nelle ultime sue stille. Chi finora non ha capito non lo farà più, perché tutto sta per finire ed il domani non sarà uguale all’oggi. Ancora le grazie vengono concesse con larghezza: la mia misericordia abbraccia la terra, il mio Amore attende le anime, la mia pazienza non è finita. Ma non sempre sarà così, non a lungo durerà questo momento, propizio: dopo l’abbondanza, potrebbe esserci la grande carestia. In questo caso, solo coloro che hanno fatto buona scorta riescono a sopravvivere; per gli altri, quelli che sono vissuti in leggerezza, c’è solo la dolorosa fine, perché chi ha solo per sé e non può porgere ad altri.

Mia amata, unisci anche oggi la tua sofferenza alla mia. Vieni accanto a me, diletta: la tua vicinanza mi conforta, il tuo amore mi scalda, la tua fedeltà attenua il dolore, per il totale abbandono. Il giorno è alto nel Cielo. Vivilo con me, secondo il mio volere, stretta al mio Cuore.

Passeranno, passeranno queste, lunghe, giornate di dolore; passeranno e giungerà il giorno, che tu tanto sospiri e che anch’Io desidero molto. Le pene saranno scomparse per i miei fedeli e anche il loro ricordo si dissolverà. Solo Amore avrete, fedeli amici, solo Amore, il mio, immenso ed eterno, solo felicità, quella, che Io solo, Io, Gesù, posso offrire.

                                                                                  Ti amo, sposa. Vi amo.

 

                                                                                              Gesù

 

 

Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi

 

26.03.97

 

 

La Mamma parla agli eletti

 

 

Piccoli cari, voi, che restate fedeli a Gesù, voi, che amate Gesù e soffrite, stretti al suo Cuore, la passione, parlate con i fratelli che ancora vi ascoltano: dite che grande è l’Amore di Dio per ogni uomo e nessuno è dimenticato, nessuno abbandonato, anche se grave è la colpa. Anche se molte sono le debolezze, ci può essere perdono; nessuno si scoraggi, nessuno si creda vinto, nessuno si dia per vinto: occorre sforzarsi di risalire, occorre impegnarsi ed ognuno può riuscirvi, ognuno che dimostri vera, buona, volontà. Io chiamo i miei figli: li voglio condurre al mio Gesù, tutti voglio salvarli. Vengano i cari figli, vengano da una Madre che li ama tanto e che è tanto, tanto preoccupata per loro!

Piccoli, sono preoccupata per chi vive nell’indifferenza; sono preoccupata per chi non cerca più, perché s’illude di aver già trovato; sono preoccupata per chi è tanto lontano e procede con eccessiva lentezza; sono preoccupata per chi si chiede mille perché e vuole capire con la ragione ciò che solo con fede si può raggiungere! Mi rattrista il figlio, superbo, che non vuole cedere, che non vuole chinare il capo, ma agisce con arroganza e superbia: che ne sarà di lui, quando vedrà davanti a sé il volto, severo, dell’Altissimo?

Non piango per coloro che soffrono tanto in questo momento, ma hanno Dio nel cuore: costoro, presto, finiranno di penare e già la grande gioia fa capolino nel loro cuore. Piango per coloro che ridono di un riso insensato e si sentono forti e sicuri, trascinano avanti un’esistenza di morte, non cercano la vita, non si preoccupano di quello che sta per accadere e dicono: “Oggi è come domani e domani come oggi”. Procedono, così, nel male, restano sommersi dal peccato, lasciano che il cancro li divori e non si oppongono. Gemo anche per coloro che fanno ogni cosa, per abitudine, non si accostano che raramente al Sacramento della riconciliazione. Essi, che già si sentono puri e santi, nel loro cuore mantengono sentimenti negativi, offendono e dilaniano il loro prossimo, non si oppongono al male, anzi, lo promuovono e lo assecondano; procedono nel buio e dichiarano di avere luce, pregano con le labbra, ma tacciono col cuore, dicono sì, ma nel profondo del loro essere c’è un no, ben deciso.

Piccoli, piccoli, che siete vicini, vicini a Gesù, supplicatelo per questi insensati! Guai a chi crede di essere già salvo e non guarda in se stesso con umiltà! Guai a chi crede di non aver bisogno di alcun perdono. Nessuno è arrivato, prima di giungere; nessuno è vincitore, prima che la battaglia sia terminata!

Il vostro volto è vicino a quello, sanguinante, di Gesù. Adoratelo! Adoratelo e supplicate la sua misericordia. Chiedete perdono, con grande umiltà: riconoscete di essere deboli e peccatori. Fatevi piccoli, piccoli davanti a lui. Vi dico che, dopo questo tempo di dolore, ci sarà quello della grande gioia, quale mai c’è stato prima. Gesù risorgerà per voi in tutta la sua gloria e si ricorderà dei piccoli che gli sono stati intorno nel momento del grande dolore, per la perdita, continua, delle anime, da lui redente.

Adoriamo, insieme. Io sono con voi.

                                                                                   Vi amo, figli. Ti amo.

 

                                                                                              Maria Santissima